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Alexander Neill e la sua pedagogia non-direttiva

Alexander Neill è stato un pedagogista scozzese. Più che per la forza delle sue teorie, viene ricordato per l’utilità pratica delle sue sperimentazioni pedagogiche, che rientrano in quelle che furono definite “pedagogie non-direttive.

Neill parte dalla considerazione che l’uomo sia spinto dalle pulsioni. Come Freud, egli pensa che le pulsioni sessuali dirigano l’uomo a soddisfare il “principio di piacere” e che la nevrosi, o più semplicemente il disagio, derivi da quello scontro tra le istanze morali esercitate dal Super-Io e istanze “naturali” avanzate dall’Es.


Neill fa sua anche la lezione di Adler, secondo il quale la nevrosi deriverebbe da una mancata realizzazione dell’Io. Per Adler la personalità viene a costituirsi attraverso il sentimento dell’Io, che può essere indicato anche col termine “principio di potere”. L’Io è caratterizzato dal bisogno di auto-affermarsi, di trovare un’adeguata valorizzazione e approvazione sociale, di auto-realizzarsi.
Partendo da questi presupposti teorici, Alexander Neill ritiene più semplicemente che l’Io sia strutturato dall’egoismo, inteso come esigenza di porsi al centro di ogni esperienza vitale.

L’essere umano per Neill è costituito da un’originaria bontà, per cui diventa inutile contrastare le tendenze naturali e produttivo, invece, assecondare, quelle che Freud chiama pulsioni. Inutile inibire le pulsioni perché ciò provocherebbe solo sofferenza e nevrosi nel bambino.

Per avere individui felici ed equilibrati bisogna lasciare la libertà educativa a ciascuno di crescere scegliendo cosa imparare, valorizzando i propri interessi. Il bambino va lasciato libero di imparare le cose per cui ha sviluppato interesse. Non bisogna costringerlo ad apprendere discipline per le quali non si sente portato. In questo modo, si dovrebbe avere una società costituita da individui felici e da bravi professionisti che hanno coltivato una propria passione.

Dando spazio a quel principio di piacere individuato da Freud, valorizzando il principio di potere di cui parla Adler, si può favorire la crescita di individui sani e felici.

Neill ha fatto sua la lezione freudiana: non bisogna contrastare le inclinazioni spontanee del bambino né il suo naturale egoismo perché la repressione causa sensi di colpa, paure e odio per se stessi e per gli educatori.

Un altro motivo di fondo della pedagogia di Alexander Neill è quello di avere individui non aggressivi e felici che non debbono sviluppare una doppia personalità per farsi accettare, ovvero non devono mascherarsi per rendersi più graditi agli altri.

Da bravo sperimentatore, Neill fonda una scuola, Summerhill, dove le varie attività vengono scelte dagli allievi, proprio per evitare in loro conflitti e frustrazioni. Neill scrive in proposito: “Ho avanzato l’ipotesi che il fanciullo riceve la sua coscienza dalla madre, dal padre, dal maestro, dal parroco – in generale, cioè, dall’ambiente in cui vive. La sua infelicità è il risultato del conflitto fra coscienza e natura umana” (A.S. Neill, Il fanciullo difficile, La Nuova Italia, Firenze, 1951).

La scuola di Neill è democratica. Le punizioni ci sono, ma vengono decise in particolari assemblee generali che coinvolgono insegnanti e studenti, con uguale diritto di voto.

Video: Alexander Neill e la scuola della felicità

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